Delitti & Castighi
Di Lebrac - Tommi - Laurent & La Crique - Arles - Luca
Michael Henry parcheggia la macchina sul vialetto di fronte a casa sua e scende seguito da suo figlio Luca. Sono le 11 di sabato sera, fuori fa freddo c'è la tipica aria pungente dell'inverno, ma in cielo brilla una bella luna piena. Padre e figlio sono appena tornati dopo una serata passata insieme a mangiare una pizza e a vedere "Harry Potter" al cinema. L'altro figlio Laurent è andato ad una festa a casa di un amico. Mr. Henry ha dato il suo consenso dopo una lunga serie di brillanti risultati scolastici, ma condito dalle avvertenze classiche: tornare in tempo, non fumare, non bere più di due o tre birre, non rompere niente, eccetera eccetera eccetera. Il coprifuoco era stato fissato per mezzanotte, ma Michael Henry non fa neanche in tempo a togliersi il cappotto che suona il telefono.
"Pronto"
"Michael, ciao, sono Ivan, il padre di Chris." Fu la risposta dall'altra parte della cornetta.
"Ciao!"
"Senti, mi spiace telefonarti a quest'ora ma bisognerebbe che tu venissi a prendere Laurent"
"Cos'è successo ?" risponde mr. Henry, subito preoccupato
"Niente di grave... si sono semplicemente ubriacati come marinai. A nostra insaputa Chris aveva nascosto delle bottiglie di vino, di vodka e di tequila, e hanno veramente esagerato"
"Ma stanno bene ? Laurent sta bene ?"
"Sì, stanno bene. Laurent ha semplicemente bisogno di andare a casa, e penso che sia meglio se lo vieni a prendere te"
"Sì, vengo a prenderlo. Arrivo subito, e grazie di tutto, Ivan".
"Porca Miseria!" Disse Micheal Henry dopo aver riattaccato.
"Che è successo, papà ? Che ha fatto Laurent ? " Chiese subito Luca curioso, intuendo che il fratello si era messo nei guai.
"Ne ha combinata una grossa come una casa, vado a prenderlo a casa di Chris. Si è ubriacato e sta male. Te la senti di stare da solo per mezz'ora ?"
"Sì papà, vai pure."
"Vado e torno. Non aprire a nessuno, mettiti in pigiama e puoi stare alla tv, se vuoi."
"Sì, ok. Vai da laurent".
Guidando nervosamente, pensando al figlio che sta male, mr. Henry arriva in 10 minuti a casa di Chris.
"Grazie per essere venuto così in fretta, Mich"
"Grazie a te per avermi avvisato. Dov'è Laurent ?" rispose Mr. Henry
"Vieni, li ho fatti mettere di là sul divano."
Laurent e Chris sono abbandonati sul divano, uno col braccio sulla spalla dell'altro, semi coscenti, viso verde e rosso, puzzolenti di alcool lontano un miglio e uno strano sorriso sulle labbra causato dall'ubriacatura; ma nonostante tutto per Laurent è un sollievo vedere il padre, perché pensa che gli farà andare via la nausea, il mal di testa, la bocca infiammata, il male alle gambe... che lo curerà perché si sente così male!
Sollecito, papà Henry si avvicina al figlio, gli mette la mano sulla fronte e scuote la testa; lo carezza brevemente, gli sorride e prova a farlo alzare, ma Laurent come un cavallo azzoppato barcolla e ricade sul divano. Quindi, senza sforzo apparente, prende il figlio in braccio e si dirige verso la porta, salutando il padre di Chris.
"Ciao Ivan, grazie ancora. Porto a casa questo campione e lo metto a letto. Scusa per il trambusto, per la confusione e per il comportamento di Laurent. Domani, quando starà meglio, farò i dovuti conti con lui, e poi provvederà personalmente a scusarsi con tutti voi."
"Non ti preoccupare, Mich, sono cose che capitano. Anche il mio campione domani avrà male a qualche estremità, e sono d'accordo con te di aspettare che stiano meglio, ora sono troppo indeboliti e non sarebbe nemmeno giusto, oltre al fatto che non si renderebbero conto del perché vanno puniti."
"Senza dubbio. Ci sentiamo domani, e davvero grazie ancora." Sentenziò Michael.
"Ciao, Mich, a domani."
Con il figlio in braccio, semi addormentato, ed al quale rivolge uno sguardo a metà tra l'affettuoso e il duro, mr. Henry si dirige verso la sua macchina; apre lo sportello di dietro, stende il figlio sul sedile carezzandogli la faccia e suo malgrado stupendosi e storcendo il naso per l'odore di alcool che emana, poi va al posto di guida e si dirige verso casa. Domani -pensa- questo ragazzo prenderà una ripassata gigante, così gigante che nemmeno se la immagina. Certamente si tratta di esperienze che posso capitare, ma un padre non può chiudere gli occhi, deve far capire al figlio che l'errore ci può stare, ma non deve ripetersi. A quattordici anni basta poco alcol per creare problemi ad un fegato ancora in via di sviluppo. La bravata di Laurent costerà al ragazzo un bel po' di problemi di stomaco stasera e una bella punizione domani.
Arrivato a casa, compiuta la non facile operazione di sollevare il figlio dal sedile, suona il campanello: si stupisce un po' che Luca non apra subito, risuona, e con la coda dell'occhio vede, attraverso le finestre del giardino, che il ragazzo arriva dal lato della casa dove c'è il suo studio, che per i ragazzi è zona proibita in sua assenza.
"Luca, dove accidenti eri ?" domanda appena il ragazzo apre la porta
"In soggiorno a vedere la tv " risponde Luca imbarazzato.
"Ma se è spenta!"
"L'ho spenta appena hai suonato." E' evidente che Luca stia nascondendo qualcosa.
"Sarà. Guarda il campione di tuo fratello in che condizioni è.", e lo stende sul divano, gli toglie il giubbotto e le scarpe.
"Ma che ha fatto ?"
"Si è ubriacato come uno scaricatore di porto." Risponde il padre sorridendo.
"Ma sta male ?"
"No, niente che non guarisca con una notte di sonno."
"Papà....papà...." geme intanto Laurent
"Bentornato a casa, ragazzaccio" è la risposta
"Scusami, scusami, ti prego!", gli dice il figlio con gli occhi già pieni di lacrime
"Lascia perdere ora. Ne parliamo domani, ora ti metto a letto."
"Devo andare in bagno, mi scappa da vomitare"
"Andiamo, forza!" risponde il padre, alzando laurent dal divano, sostenendolo fino al bagno, e poi dentro, consolandolo dal pianto dirotto dovuto alla vergogna e al malessere, e sostenendogli la fronte, porgendogli l'asciugamano e aiutandolo come solo un padre può fare con il figlio, quasi fosse tornato piccolo; ma Laurent, pur tra i fumi dell'alcool e tra i dolori dello stomaco è consapevole di averla combinata grossa, e i sensi di colpa incombono su di lui come macigni.
Luca, nel frattempo, sulla soglia del bagno osserva la scena: poi si avvicina, dà una pacca amichevole sulla schiena del fratello e ne ottiene in cambio uno sguardo languido del volto giallastro... certo che deve stare proprio male, pensa Luca!
"Come stai, bro ?" gli chiede Luca, guardandolo
"Male... male..." dice Laurent riprendendo a vomitare.
"Luca, renditi utile: metti su dell'acqua, che forse una tazza di tè gli fa bene"
"No papà non voglio niente... voglio solo andare a letto..."
"ok, sciacquati la bocca prima. Luca porta un bicchiere d'acqua?"
Luca esegue e da il bicchiere al fratello, che però vede girare tutto intorno a sé e se lo fa fuggire di mano rompendolo sul pavimento.
"Noo, mi dispiace papà..." la voce di Laurent è impastata, gli occhi semichiusi e dilatati.
"Non preoccuparti, sei completamente cotto. Andiamo a letto, solo il sonno può curarti"
E Mr. Henry si ricarica il figlio in braccio, lo porta su fino in camera dei ragazzi, lo mette sul letto e inizia a spogliarlo per mettergli il pigiama, come non faceva da anni; Laurent è come un manichino, semi addormentato e scarsamente collaborativo, si rende conto molto vagamente che suo padre lo sta spogliando completamente, per mettergli il pigiama, vorrebbe farlo da solo ma le braccia non rispondono. Ricorda a malapena gli episodi a casa di Chris, ed i ricordi non sono poi così brutti, anzi gli sembra di essersi divertito, ma il macigno che gli grava sullo stomaco e la sensazione di dover di nuovo vomitare lo riportano alla realtà.
Il padre lo infila sotto le coperte, gli dà un bacio in fronte, lo fissa e gli dice "Laurent, ora dormi. Se ti senti male stanotte chiamami, o manda Luca. Stai tranquillo che sei a casa, nel tuo letto, e io sono nella stanza accanto, con la porta aperta. Domattina facciamo una chiacchierata, io e te, ma domattina. Ora dormi e riposati."
"Papà, scusami, scusami... ti prego..."
"shhhh... zitto, Laury, zitto...dormi e riposati. Non ti devi scusare, devi solo dormire.", risponde il padre dando un ultima carezza al figlio, che finalmente si abbandona al sonno, alla stanchezza.
...
"Luca, vieni un po' qui" sono le prime parole che il padre rivolge al figlio minore appena tornato a piano terra
"Che c'è papà ? Come sta Laurent ?"
"Dorme. Mi dici cosa ci facevi nel mio studio ?"
"Cosa ? No, ero in soggiorno a vedere la tv, te l'ho detto!"
"Ascoltami bene, non raccontare balle perché ti ho visto passare per venire ad aprirmi la porta, e non venivi dal soggiorno, venivi dallo studio. E' meglio per te, credimi, se mi dici la verità."
"Papà, ascolta, ti dico che venivo dal soggiorno!"
"Luca, per l'ultima volta: dimmi cosa ci facevi nello studio! Non costringermi a suonartele per farti tirare fuori le cose, non ne ho nessuna voglia, sono stanco, domani si prospetta una giornata complicata con tuo fratello e ti prego davvero di non peggiorare le cose."
Luca non sa che fare. Se insiste è sicuro di essere sculacciato e con il padre così nervoso non sa quante ne prenderà, e come. Se confessa di essere stato nello studio per cercare qualche spicciolo che a volte il padre lascia sulla scrivania (e gli è andata bene, peraltro: ha trovato 5 euro seminascosti in un libro, ed è sicuro che suo padre non si accorgerà mai di non averli più), è ancora più sicuro di prenderle, e forti come non le ha mai prese. Che fare ?
"Luca, conto fino a 5, poi ti abbasso i pantaloni e te le do fino a che mi regge il braccio, è chiaro ?"
"Va bene, va bene, hai ragione ero nello studio."
"Alla buon ora. E che ci facevi ?"
E qui è dura, per Luca. Non può assolutamente dire la verità, ha troppa paura di essere punito come non mai, per un attimo si immagina la scena di suo padre che si sfila la cintura e impallidisce, poi gli viene una idea geniale:
"Cercavo la tua rubrica, per vedere il numero di telefono di casa di Chris, eri andato via da tanto, ero solo, volevo sapere quando tornavate!" dice Luca tutto d'un fiato, con alcuni ottimi lucciconi agli occhi a testimonianza della sua bontà!
Così come rapidamente era montata, la furia del padre si smonta alle parole del figlio, e soprattutto alla sua faccina rossa e rigata dalle lacrime: lo abbraccia, lo consola, gli chiede quasi scusa per aver minacciato di sculacciarlo.
"Luca, abbi pazienza, ma perché non lo hai detto subito ?"
"Avevo paura di prenderle"
"E perché ? Lo sapete che nello studio non ci dovete andare, ma avevi un buon motivo, e poi hai ragione, non dovevo lasciarti solo."
"Non fa niente, papi, non fa niente."
"Vai a letto, ora" gli dice continuando a coccolarlo con tenerezza. "Lavati i denti e ficcati sotto le coperte, domattina colazione a letto per tutti e due".
"Papi, ma che farai a Laurent per questa sera ?"
"Curioso ? Non lo so. Sarà punito, e severamente, ma ancora non ho deciso cosa fare. Tu adesso però fila, e bada bene di non metterti nello stesso guaio di tuo fratello."
"No davvero papà, a me non piace nemmeno la roba coi liquori!"
...
Tutto sembra ormai sistemato. Questa lunga serata è finita. Mr Henry si dirige nel suo studio per farsi un goccio di Lagavullin dopo la grande fatica. Una volta nello studio si accorge subito che c'era stato un intruso, la scrivania non era come l'aveva lasciata. Per cercare l'agenda Luca aveva messo spostato ogni cosa sul mobile, cercando anche nei cassetti. Strano che il figlio sia andato a cercarla lì, quando, invece, era in bella mostra sul tavolino del telefono.
Non facendo troppo caso alla cosa Mr. Henry si siede sulla sua poltrona con il Lagavullin in mano e prende dal cassetto l'ultimo libro che aveva iniziato a leggere: "Delitto e Castigo" di Fedor Dostoevskij.
Aveva iniziato a leggerlo quella mattina ed era arrivato solo a poche pagine, solo che ora non riusciva più a ritrovare il segno, eppure gli sembrava di aver messo qualcosa tra le pagine per segnarselo. Anzi ora ricordava benissimo, preso dalla fretta per non far tardi in pizzeria e non trovando niente di meglio, aveva inserito tra le pagine una banconota da 5 euro che aveva nella tasca della giacca.
Ora, però, di quella banconota-segnalibro non c'era più traccia. Forse era caduta. Provò a cercare sotto la scrivania e dentro al cassetto senza trovare nulla. Nella sua mente iniziava ad insinuarsi un losco e triste dubbio. Ricontrollò molte altre volte in tutto il suo studio, ma dei 5 euro non c'era traccia.
Purtroppo ora non aveva più nessun dubbio. Se la banconota non era nello studio c'era solo un'altra soluzione: qualcuno l'aveva presa mentre lui non era in casa.
Visto che era impossibile che un ladro fosse entrato in casa per rubare solo 5 euro mentre lui era in pizzeria con Luca, il colpevole poteva essere solo e soltanto Luca stesso.
Il ragazzino, invece, di cercare la rubrica aveva ficcato il naso nelle cose del padre trovando i soldi nel libro.
Michael Henry riguardò la copertina "Delitto e Castigo" c'era scritto.
Bene due delitti erano stati compiuti e bisognava rispondere con due castighi. Deluso per il comportamento dei due figli Mr. Henry trangugiò l'ultimo sorso di Lagavullin e andò a dormire. L'indomani sarebbe stato un vero giorno di fuoco.
Ma che fare l'indomani? Come far capire ai suoi figli l'enormità delle cose che avevano fatto? Laurent aveva abusato della fiducia del padre, aveva disobbedito e si era comportato in modo irresponsabile; Luca aveva mentito e rubato... e non poteva fare a meno di pensare che mentire e rubare chiamavano una punizione esemplare, che non aveva mai inflitto ai figli, pur credendo nell'efficacia delle punizioni corporali: Luca sarebbe stato frustato con la cintura dei pantaloni!
No, si disse a sé stesso: non lo posso fare, non ha nemmeno 13 anni, non è giusto, è ancora così piccolo... e così capace di mettersi nei guai, il piccolo teppista!
E Laurent? Che fare di Laurent? Non merita allora la frusta anche lui per quello che ha fatto?
"Basta -dice a se stesso- la notte porterà consiglio, e domani staremo a vedere."
Passando davanti alla porta della camera dei ragazzi si affaccia, vede che Laurent si è scoperto, si avvicina; è tutto sudato, fradicio; prende un altro pigiama dal cassetto, senza svegliarlo e con nessuna collaborazione del ragazzo riesce a cambiarlo, e mentre lo cambia non può fare a meno di immaginarsi quello stesso morbido e rotondo fondoschiena arrossato e segnato dalle sculacciate del giorno dopo. I ragazzi, pensa. Sempre pronti a mettersi nei guai, e poi appaiono come angioletti indifesi! Gli rimbocca le coperte, lo accarezza ancora, gli controlla la fronte: sudata, ma fresca.
Luca dorme il sonno dei giusti, non sapendo ancora la tempesta in arrivo domani...
E' domenica mattina, la sveglia di mr. Henry suona più dolcemente del solito e più tardi del consueto. Si alza, si infila una vestaglia, compie le consuete operazioni mattutine nel suo bagno, e si dirige verso le scale. I ragazzi dormono, non è ancora il momento di svegliarli; prima preparerà la colazione, gliela porterà su perché glielo ha promesso, e poi annuncerà le punizioni... ma quali saranno ? La notte non ha portato alcun consiglio, i dubbi sono gli stessi di ieri sera.
Dopo una mezz'ora è di nuovo su, con un grande vassoio con caffellatte per Luca, tè per Laurent, fette biscottate, brioches, frutta.
Prepara il tavolo nella stanza dei ragazzi, apre le persiane facendo entrare la luce del giorno. E' una giornata piovosa e grigia: meglio così, pensa, visto il programma...
"Buongiorno, ragazzi"
"mhghh buongiorno papi" risponde Luca, tirandosi su con i capelli arruffati e il viso d'angelo: il padre ha un tuffo al cuore, ma deve essere risoluto e deciso "Laurent stai meglio?" Chiese il padre
Laurent ha ancora un leggero fastidio allo stomaco, ma senza rispondere corre verso il padre e lo abbraccia, saltandogli praticamente addosso:
"Papi scusami, scusami, scusami! Grazie per ieri sera, non so come sono arrivato qui ma devi essere stato tu per forza!".
"Lauri, si, ti ho preso a casa di Chris, il tuo degno amico, e ti ho portato di peso qua; ti ho messo a letto come se tu avessi quattro anni, e oggi facciamo i conti di quello che è successo ieri. Lo sai, vero, che hai fatto una cosa da incosciente ?"
"Si, si, lo so, lo so!" risponde Laurent chinando la testa, non osando guardare il padre negli occhi
"Ma non preoccuparti troppo: non sei il solo che si è messo da solo in un guaio colossale"
A quelle parole Luca trasale, si rende conto in un attimo che è stato scoperto e che tutto è perduto, e allora cambia tattica: inizia a piangere ancora prima di essere accusato, sperando di commuovere il padre: sa che l'ha fatta grossa, e sa che l'aspetta una punizione dura.
"Luca, perché piangi ? Vorresti forse dire che ieri sera mi hai raccontato un sacco di balle e che ora ti senti in trappola ?"
"Beh -prosegue senza nemmeno alzare la voce- è proprio così: ieri sera sei entrato nello studio mentre non c'ero, hai trovato una banconota da 5 euro e te la sei messa in tasca, poi mi hai raccontato la storia della rubrica. Dimmi, pensi che io sia scemo ?"
Silenzio e deboli singhiozzi.
"RISPONDI!" è lo scoppio del padre, che con una mano calata pesantemente sul tavolo fa sobbalzare contemporaneamente i due ragazzi e tutta la colazione.
"No...Non.... Non so cosa mi sia preso ieri sera... mi annoiavo, ero solo..."
"Ragazzi, giuro che non so cosa fare con voi due stamattina. Non posso seguire l'istinto, perché se lo seguo vi dovrei frustare, tutti e due, e non sono convinto. Quindi ho pensato che ora fate colazione, non vi vestite, state in camera e riflettete su quello che avete fatto e sulla punizione che state per prendere. Appena avrò deciso come punirvi tornerò su, non so fra quanto e non so con quali intenzioni. Tu, Laurent, sei stato irresponsabile, stupido, hai abusato della mia fiducia e ti sei fatto del male in modo talmente idiota che ancora stento a crederci: superalcolici, vino e birra, e tutto insieme! E in quanto a te, Luca, mentire e rubare sono azioni che si commentano da sole. Vi prometto a entrambi che questa è la prima e unica volta che farete cose del genere, perché oggi vi farò passare la voglia."
"E adesso -conclude- mangiate, datevi una sciacquata e meditate. Ovviamente, niente telefono con amici, niente computer, niente stereo, e questo vale fino a sabato prossimo; non voglio sentirvi litigare o alzare la voce, e te Laurent prima di andare ad un'altra festa passerà del tempo, e te Luca... non mi fare pensare troppo a quello che hai fatto che è meglio. Siete i miei due ragazzi adorabili, ma avete una capacità incredibile e infinita di cacciarvi in guai talmente stupidi che mi fate dubitare, a volte, della vostra stessa intelligenza."
Detto questo, dà un ultima occhiata severa ai figli e scende le scale, avendo tutte le intenzioni di godersi il giornale, una meritata tazza di caffè e meditare con pazienza sulla punizione da somministrare ai due reprobi... Che ironia, davvero, Luca che ruba i soldi da "Delitto e Castigo"... e ai tempi di Dostoevskij avrebbero saputo con meno dubbi come trattare furto e menzogna, e come trattare un ragazzo che si ubriaca fino a non poter tornare a casa... D'altro canto, Luca è ancora così piccolo... non ce la faccio a colpirlo con la cinghia... E Laurent, invece, ha 14 anni e forse è cresciuto per la spazzola, ma si stringe il cuore a pensare al suo primogenito steso sul letto, con i pantaloni abbassati e il fondoschiena segnato dalle frustate date con la cintura... Dio, che dilemma!
Intanto, i due fratelli, in camera, iniziano a capire che le cose si sono messe male, e come spesso succede se la prendono l'uno con l'altro
"Ma che cazzo ti dovevi mettere a rubare i soldi dallo studio, ma sei proprio stronzo quando ti ci metti" Inizia il fratello maggiore.
"Non sono affari tuoi mi servivano"
"Sono affari miei ora papà è ancora più incazzato per colpa tua idiota"
"Io non sono un alcolizzato come te, fai schifo" Incalzo Luca.
"Usi le parole senza sapere cosa sono"
"Ubriacone"
"Ho un fratello scemo"
Laurent si avvicina, guardando malissimo il fratello
"Hai vomitato come un maiale ieri" Continua il piccolo Luca dal grande coraggio.
"E te piangerai come un vitello quando papà te le darà con la cinghia! Anzi, spero proprio che mi faccia assistere"
Laurent fa un altro passo verso il fratello, è deciso a fare a botte con lui, anche se è consapevole che rischia così di peggiorare la situazione, ma è arrabbiato e non ha che Luca per sfogarsi, non capisce nemmeno che il primo colpevole dei suoi guai è la sua stessa stupidità.
"Perchè tu invece? La passerai liscia ? E stammi lontano!!"
"Io non ho rubato e non ho mentito e non vado da nessuna parte!". È la replica piccata e irosa di Laurent, che contemporaneamente dà una prima spinta al fratello.
"Io non ero sbronzo"
"A me è passata, ma te ladro e bugiardo lo resti per sempre!"
"Non mi toccare bastardo"
"Bastardo a chi?!?!?" Urla Laurent
"A te!"
Laurent dà una seconda spinta al fratello, che reagisce cercando di colpirlo con una pedata.
"Stronzo!"
"Cretino"
Laurent si butta addosso al fratello, si rotolano prima sul letto e poi in terra, cerca d colpirlo ai fianchi e allo stomaco e Luca si difende come può, con i ginocchi, con le unghie, con quello che capita.
"AHIAAA ma sei scemo?" E' il grido di Luca quando uno dei colpi di Laurent arriva a segno, un pugno nel fianco dato con più rabbia che cattiveria.
"Prendi questo scemo vediamo se così migliori"
Laurent costringe il fratello a terra.
"Lasciami!!!!!!" Grida Luca.
"No che non ti lascio sei stupido non puoi restare solo che ti cacci nei guai subito"
Finalmente Luca riesce ad assestare un bel colpo al fratello maggiore, con una ginocchiata gli prende in pieno l'inguine, schiacciandogli sia i testicoli che il pisello: Le urla di Laurent, inevitabilmente, oltrepassano la porta della camera e il piano di distanza...
"TESTA DI CAZZO IDIOTA STRONZO BASTARDO AHIAAAA"
"Ti sei fatta male ragazzina?" è la bruciante domanda di Luca, mentre Laurent si contorce vicino a lui, la faccia paonazza e le lacrime agli occhi.
"DEVO VENIRE SU IO O LA PIANTATE ? E TU LAURENT OCCHIO ALLE PAROLE CHE USI PERCHE' HO SENTITO TUTTO!"
Luca e Laurent si danno un'ultima occhiata storta e poi si dirigono, ognuno con i suoi pensieri, verso due punti opposti della stanza. Attendono il fato, con lo stomaco chiuso e il pensiero già rivolto ai pantaloni che calano, il sedere in alto e denudato e le sculacciate che piovono come grandine...
Di sotto, mr Henry ha sciolto il dubbio, ha deciso che per quanto duro sia, Laurent assaggerà la cinghia per la prima volta, oltre ad una buona dose di sculacciate con la mano. Per Luca, invece, la spazzola con particolare severità dovrebbe essere sufficente.
Deciso a chiudere la vicenda, sale le scale, va in camera sua a prendere la cintura, la soppesa, vince le ultime resistenze interiori e va deciso verso la camera dei ragazzi dopo aver preso anche la spazzola.
RING!
Il telefono lo interrompe, va a rispondere.
"Pronto"
"Michael ? Ciao, sono Ivan."
"Ciao Ivan, buongiorno e buona domenica... anche se non è una gran bella domenica"
"Proprio cosi, Mich, pensavo la stessa cosa. Come sta il tuo campione ?"
"Meglio, grazie. stanotte ha dormito, ieri sera ha naturalmente vomitato anche l'anima, però ora sta meglio. Talmente meglio che si è azzuffato con suo fratello, li ho sentiti da giù che si urlavano insulti da scaricatori di porto... anche questa va sul conto di entrambi!"
"Entrambi ? Anche quell'angelo di Luca è nei guai ?"
"Si, e grossi come una casa. Stavo giusto andando in camera loro per chiudere la cosa punendoli, finora ero indeciso su cosa fare con Laurent ma penso che non basti una semplice sculacciata, e quindi il mio eroe assaggerà la cintura per la prima volta, e non sarà per niente piacevole"
"Hai ragione, e sono arrivato alla stessa conclusione. Dobbiamo dargli un segnale forte e chiaro, e hanno passato un limite che è bene rimarcare. Ma pensavo anche un'altra cosa."
"Dimmi"
"Che forse sarebbe il caso di punirli insieme, visto che questa bella prodezza l'hanno fatta insieme, e magari l'effetto di vedere il proprio amico sculacciato e frustato con la cintura gli fa bene..." E' la proposta di Ivan.
"Mhmmmm... sai che ci avevo pensato anch'io, già ieri sera ? Ma ero preoccupato per Laurent perchè era verde in viso e non te l'ho detto subito. E' un ottima idea, anche perchè a loro piacerà pochissimo, e quindi va bene."
"Vediamo, sono le 11 e un quarto... diciamo tra circa un'ora qui da me ? Chris è confinato in camera, ancora non sa niente e vorrei lasciarlo a macerarsi un altro po'"
"Va benissimo, io devo fare le quattro chiacchere con Luca delle quali ti parlavo prima... A Laurent dirò, all'ultimo momento, del nostro accordo".
"Ok. A dopo, e vacci piano con Luca, sai che ho sempre avuto simpatia per lui"
"Tranquillo, sopravviverà. Quando ti avrò detto cosa ha fatto mi dirai di dargliene di più... A dopo, Ivan, e grazie."
"A dopo, Mich".
Michael posa quindi la cintura, e armato della sola spazzola entra nella camera dei ragazzi.
Sono lì, ciascuno sul suo letto, ancora in pigiama, la colazione solo sbocconcellata, è evidente lo stato di tensione che regna nell'aria: le teste sono basse, le guance rosse, il silenzio è pesante come un macigno.
"Ragazzi, avete aspettato anche troppo, ora è il momento di fare i conti. LUCA! IN PIEDI!"
Spaventato dal tono severo del padre, che non ha mai usato con lui, Luca scatta in piedi come se avesse avuto una molla, e suo malgrado inizia a tremare leggermente, sente lo stomaco chiudersi completamente e la testa girare, quell'insieme di sensazioni insieme terrorizzanti e liberatorie, finali, conclusive di quando sta per essere sculacciato. Comunque vada, pensa, quando è finito è finito.
Senza ulteriori cerimonie o discorsi mr. Henry si siede sul letto, con il braccio sinistro afferra il figlio per la spalla e lo stende rapidamente sulle sue ginocchia, e prima ancora che il ragazzo abbia avuto tempo di sistemarsi o di respirare la mano destra ha già portato il primo colpo, facendo sussultare Luca per la sopresa e per la forza del colpo
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"Si Si papà basta ti prego! ti prego! non lo farò più "
"Ci puoi scommettere che non lo farai più!" e con queste parole i pantaloni del pigiama e gli slip di Luca vanno giù in un colpo solo, scoprendo per intero il sedere del ragazzo già rosa dalla prima serie di colpi; ma nemmeno il tempo che i pantaloni finiscano di scorrere fino alle caviglie che già il padre ha ricominciato.
SPANK! ahiaaa! è il primo grido che si fa sfuggire Luca.
Intanto, mentre i colpi continuano a cadere inesorabili Laurent osserva preoccupato la scena: il padre sembra una furia, e sta sculacciando Luca come non mai; in confronto a questa, la punizione per le pagelle erano carezze.
Luca si dimena sotto i colpi, cerca di non gridare ma è evidente che sta per crollare e iniziare a piangere: solo l'orgoglio, e la consapevolezza del fratello che osserva tutto glielo impedisce...
SPANK! SPANK! SPANK! SPANK! SPANK! SPANK! SPANK! SPANK! SPANK! SPANK! Hai fatto una cosa imperdonabile! SPANK! SPANK! SPANK! SPANK! SPANK! SPANK! SPANK! che non hai mai visto fare a nessuno in casa SPANK! SPANK! SPANK! SPANK! e quindi vorrei sapere SPANK! SPANK! SPANK! SPANK! SPANK! dove l'hai imparata! SPANK! SPANK! SPANK! SPANK! SPANK! SPANK! SPANK! SPANK!
"NON VOLEVO! NON VOLEVO! AHIAAAA! SPANK! SPANK! SPANK! SPANK! SPANK!
Senza interruzione e praticamente senza pausa la spazzola è entrata in funzione, e già dal primo colpo si intuisce il dolore delle sculacciate inferte con il rigido dorso di legno: Luca, pur conoscendo già quest'esperienza, è ancora più agitato
SMACK! SMACK! SMACK! SMACK! SMACK! SMACK!
Una prima serie di sei colpi, rapida e dolorosa, con altrettanti scuotimenti convulsi delle gambe da parte di Luca, che tenta invano di ripararsi e liberarsi ma è tenuto immobile dal braccio sinistro del padre, che con il destro continua inesorabile la punizione.
SMACK! SMACK! SMACK! SMACK! SMACK! SMACK!
Al dodicesimo colpo Luca urla :"Ahaa" e si morde le labbra. Mr. Henry si convince che la lezione è stata sufficiente e fa rialzare il figlio, tremante e con il fondoschiena rosso e marcato dai colpi della spazzola.
"Avanti Luca, è finita. Vieni qui" dice mr. Henry tendendo le braccia, e Luca vi si getta aprendo finalmente i rubinetti delle lacrime: di dolore, di vergogna, di sollievo nel vedere che l'affetto del padre non è in discussione.
"Non fare mai più una cosa del genere: vieni piuttosto da me e chiedimi quello che vuoi, dimmi sempre quando e perchè vuoi i soldi anche se me li hai chiesti il giorno prima e anche se sono per una sciocchezza. Se oggi sono stato severo, prova ad immaginare come sarei se risuccedesse una cosa come questa. ", dice il padre mentre carezza costantemente la testa e le spalle del figlio più piccolo. Laurent, intanto, è combattuto tra il correre verso di loro e abbracciarli entrambi e la visione del sedere di suo fratello rosso acceso, consapevole che tra non molto sentirà la mano del padre abbattersi sul SUO fondoschiena...
"Dai, Luca, vestiti adesso. Basta lacrime e basta sculacciate, per un bel pezzo. Promesso ?"
"Si papà, promesso, promesso. Non voglio più essere punito come oggi, mai più!"
"Bene, allora mettiamoci una pietra sopra", dice mr. Henry passando la mano tra i capelli del figlio, che finalmente sorride.
Luca si ritira su gli slip e i pantaloni del pigiama, prende un cuscino supplementare e si mette a sedere per assistere, pensa lui alla solenne battuta del fratello.
Laurent aveva assistito all'intera scena in religioso silenzio. Aveva osservato il fondoschiena del fratellino arrossarsi velocemente sotto i fragorosi colpi del padre ed, al solo pensiero di quello che sarebbe successo a lui, gli venivano i brividi.
Suo padre avrebbe usato anche la cinghia o si sarebbe limitato alla spazzola come con Luca? Quanti colpi avrebbe ricevuto? Più del fratello? Queste erano le domande che frullavano nella mente del quattordicenne.
Mr. Henry fissa i suoi occhi severi su Laurent: adesso, pensa Laurent, si sfila la cintura, e comincia già a tremare.
"Bene Laurent, tu vestiti che noi due dobbiamo farci un giretto. Ti voglio sotto tra 10 minuti".
A queste parole di Mr. Henry, sia Laurent sia Luca sgranarono gli occhi stupiti. Laurent non sapeva cosa fare e provò a dire qualcosa: "Vestiti ?Ma...ma dove dobbiamo andare?"
"Non fare domande e vestiti" E' la risposta.
Poi Michael Henry si rivolge al figlio più piccolo. "Tu Luca vai a lavarti e vestiti anche tu, tra circa un'ora e mezza io e tuo fratello saremo indietro. Magari comincia ad apparecchiare la tavola."
"Ok, papà"
"E soprattutto, non metterti di nuovo nei guai" Dice il padre con aria d'ammonizione.
"Puoi giurarci" Risponde Luca con sincerità. Dopo la lezione di oggi non aveva nessuna intenzione di combinarne un'altra.
Mr. Henry esce dalla camera, mentre Laurent inizia a prepararsi.
"Mi spieghi per quale motivo tu e papà andate a farvi un giro, quando, invece, meriteresti una punizione" Chiede Luca.
"Non è ho la minima idea, sicuramente papà avrà in mente qualcosa di particolare, non preoccuparti". Come dire, non mi rompere le scatole e fatti i fatti tuoi. E' la risposta risolutiva di Laurent ancora leggermente arrabbiato col fratello, ma anche colpito suo malgrado dal coraggio che ha dimostrato durante la punizione. Avrebbe voglia di abbracciarlo e farsi rincuorare, ma l'orgoglio glielo impedisce.
E' strano, pensa, è raro che non veniamo puniti insieme. Non vorrei che mi mancasse la sua presenza...Ma ho altro da preoccuparmi, cazzo!
Dopo dieci minuti Laurent era di sotto in jeans, scarpe da tennis e felpa. Il piumino in mano, pronto ad uscire, preoccupato, incuriosito, nervoso...
"Bene -dice Michael Henry- possiamo andare".
I due escono di casa, entrano in macchina e partono.
I primi 5 minuti di viaggio trascorrono in un profondo silenzio, è Mr. Henry a rompere il ghiaccio:
"Ti chiederai dove stiamo andando, vero? Bene tra poco lo saprai e sicuramente ne rimarrai sorpreso".
Laurent non sa cosa dire, la situazione gli sembra assurda, era pronto a beccarsi una dose di sculacciate in casa ed ora si ritrova in macchina col padre diretti verso una destinazione ignota.
Ignota ancora per poco, perché dopo circa 15 minuti di viaggio, Mr. Henry parcheggia la macchina davanti a casa di Chris.
Un atroce presagio si insinuò nella mente di Laurent facendogli aumentare improvvisamente il battito cardiaco.
"Bene! Siamo arrivati. Scendi!" E' l'ordine perentorio di Mr. Henry. Il cuore di Laurent intanto continua a correre come una locomotiva.
"Papà!"
"Laurent, cammina. Suona il campanello e non fiatare o te le do in mezzo di strada. MARCH!"
Laurent inizia a temere, e la cosa non gli piace per niente: ma che può fare se non suonare il campanello ?
Ivan, il padre di Chris, apre la porta. Chris è sullo sfondo, anche lui pallido e preoccupato. Saluta con lo sguardo il suo amico, cerca di dirgli che non sa niente di quello che sta per succedere ma la preoccupazione di Chris è evidente...
"Entrate, entrate. Ciao Mich, Ciao Laurent. COme stai ?" è il saluto di Ivan all'amico del figlio ?
"ehmm... mhnne. bene.... grazie.... e scusi per ieri sera, mi spiace di quello ...che ho... abbiamo fatto... "
Le scuse impacciate di Laurent fanno piacere al padre, non è stato necessario ricordargli di farlo; ma questo, pensa, non gli eviterà la punizione...
"Mich, vuoi che parlo io o preferisci dirglielo te ?"
"Ivan, vai tranquillo. Tutti tuoi."
I due ragazzi sono adesso *fortemente* preoccuapati per quello che è successo, sta succedendo e soprattutto per quello che succederà: è evidente che non si tratta di una normale punizione, di una normale dose di sculacciate, ma di qualcosa di più; e le farfalle, nello stomaco, si agitano, si agitano, si agitano...
"Allora, la situazione è questa. Abbiamo pensato che siccome avete fatto questa bravata insieme, insieme ne subirete le conseguenze. Ecco perchè siete qui tutti e due insieme ed ecco perchè ancora non siete stati puniti. Uno alla volta, in questa stanza, riceverete la punizione che abbiamo deciso, e l'altro assisterà. Questo vi *deve* servire da lezione, perchè quello che avete fatto è imperdonabile. E non mi riferisco tanto alle deprecabili condizioni nelle quali vi siete ridotti, quanto all'aver deliberatametne nascosto liquori, vini e birra, aver mancato alle promesse fatte ed avere, con il vostro comportamento, rovinato la festa che tu, Chris, avevi programmato da tanto tempo. Puoi immaginarti quanto tempo passerà prima che ti consenta di farne un altra...
"In quanto alla punizione, figliolo, sono desolato di annunciarti che stavolta non te la caverai con una sculacciata. Stavolta sarai punito con la cinghia. Una dozzina di frustate penso che sia una punizione meritata e necessaria"
Chris è impallidito. Mai, mai, mai era stato punito con la cinghia: solo da un paio d'anni a questa parte la spazzola era stata aggiutna alle normali sculacciate con la mano, c'erano state un po' di minaccie di ricorrere alla cinghia e al battipanni, ma erano state solo minaccie...
E Laurent ? Laurent è attonito, perchè ha capito: e ora aspetta il suo turno, aspetta di sentire il padre che gli annuncia l'uso della cinghia, che gli dirà quella parola tremenda "sarai frustato"... così fredda, impersonale, severa, distaccata... e gli occhi si riempiono di lacrime per l'umiliazione e per la vergogna
"Laurent -inizia Michael- quello che Ivan ha detto di Chris vale anche per te. Sei stato stupido, irresponsabile, immaturo, e non me lo aspettavo assolutamente da te, dopo tutti gli sforzi che avevi fatto per esserci, a questa festa. E' da ieri sera che ci rimugino sopra, e ora sono convinto che stavolta, la cinghia è la punizione che ti meriti. Anche tu sarai frustato, riceverai una dozzina di colpi, naturalmente dopo una buona dose di sculacciate.
I due ragazzi sono senza parole, attoniti e colpiti dalla severità della sentenza. Ma sanno, per lunga esperienza, che discutere in questi momenti serve solo a prenderle più forti e più numerose, e sono quindi abbastanza rassegnati al loro destino.
Nessuno di loro due ha il coraggio di fare un passo avanti per essere il primo a prenderle, aspettano la decisione e l'ordine dei rispettivi genitori.
Il primo a rompere il silenzio, e dare la svolta attesa alla situazione, è il padre di Chris: Afferra una seggiola, si mette a sedere e fa un cenno al figlio.
"Forza, figliolo, facciamola finita. Levati i pantaloni e vieni qui. Prima si inizia, prima si finisce."
CHris esita solo un istante, un po' per il pudore un po' per la paura ma alla fine fa quello che il padre gli chiede: si sgancia la zip dei blue jeans, si slaccia la cintura e si porta i calzoni alle caviglie; si toglie anche le scarpe, si sfila i pantaloni e si avvicina, tremante e preoccuapto, al padre.
Ora il povero ragazzo è steso sulle ginocchia del padre, la schiena e le gambe curve e il sedere ben in alto, evidenziato, e coperto solo dagli slip di cotone, che certo non offriranno troppa resistenza e, come ben sa Chris, andranno giù tra non molto.
Chris stringe i denti: non vuole *assolutamente* farsi sfuggire un solo suono di fronte a Laurent e a suo padre, e sa che sarà dura perchè il padre riesce a dare delle sculacciate con la mano che levano il fiato, e stavolta, dopo, ci sono anche le frustate!
Non c'è il consueto inizio con i primi colpi sugli slip: Chris avverte con terrore la mano del padre che afferra il bordo elasticizzato e li abbassa fino alle ginocchia, e il rossore che compare sulla faccia del ragazzo la dice lunga su cosa pensa in quel momento: "Dio mio che vergogna!"
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Senza una parola da parte del padre e senza un gemito da parte di Chris la punizione è iniziata. Chris agita le gambe, inarca la schiena quasi ad ogni colpo ma non si muove.
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Il dolore è quasi insostenibile, la pelle è già abbondantemente arrossata, e non è che l'inizio. Chris si sforza di non gridare e di non piangere, ma è prossimo al crollo.
Laurent, dal canto suo, è sconvolto. Qui non si tratta di una normale punizione, lui ha già le lacrime agli occhi nel vedere il suo amico sculacciato di fronte a tutti. Rivolge lo sguardo al padre, come un cerbiatto al cacciatore, e vede il padre scuotere il capo e alzare la mano.
"Ivan, fermati un attimo, scusa."
Stupito, il padre di Chris arresta la punizione del figlio. Ancora più stupito è Laurent, e infinitamente stupito è Chris.
"Penso che abbiamo fatto un errore, e che per quanto grossa sia la bravata dei ragazzi, non meritino questo trattamento. E non mi riferisco alle sculacciate o alle prossime frustate, quanto all'essere puniti insieme e di fronte ad estranei. Bada bene che non ti rimprovero assolutamente niente, ero d'accordo perfettametne con te quando me lo hai proposto, soltanto che ora ho riflettuto ed ho visto gli effetti su Laurent di questa situazione.
"Credo sia un loro diritto fondamentale poter piangere durante le punizioni, e potersi comportare nel modo più naturale possibile. Così come stiamo facendo li costringiamo, in un certo senso, a non mostrare quello che provano, i loro sentimenti e le loro emozioni. E questo vale per Laurent, che ha diritto ad essere punito a casa sua, di fronte al massimo a suo fratello, che sa anche consolarlo ed essergli vicino, e vale per Chris che ha diritto alla propria privacy e ad essere punito da te nel modo più naturale e giusto possibile.
"Ti ripeto, non prenderla assolutamente come una critica verso di te, è con me che ce l'ho per aver pensato che fosse giusto fare questo.
Ivan è sorpreso, però colpito dal ragionamento di Michael. Osserva il figlio steso sulle sue ginocchia, le spalle ancora tese, la pelle del sedere arrossata, e capisce che forse non ha tutti i torti...
"Bada bene -prosegue Michael- che questo non sposta una virgola della gravità di quello che hanno fatto, e della necessità di una punizione severa e chiara; ma credo che abbiano diritto a riceverla ciascuno per conto proprio, dal loro padre e nella propria casa, da soli.
Laurent vorrebbe correre incontro al padre, buttargli le braccia al collo e coprirlo di baci: non gli ha mai voluto bene così come ora. Non può, pensa, può solo guardarlo riconoscente: ma non resiste, e pochi secondi dopo i due si abbracciano, e Laurent soffoca le lacrime nascondendo il volto nel torace del padre.
"Su, Laurent, andiamo a casa. Una volta là andremo in camera mia, dove riceverai la tua punizione e dove potrai comportarti come meglio credi, senza dover rendere conto a nessuno di come reagisci, e dove potrai avere, se lo vuoi, tuo fratello al fianco come è sempre stato."
"Mich -risponde finalmente Ivan, sempre con Chris sulle ginocchia- capisco perfettamente cosa intendi, e non voglio assolutametne cercare di convincerti. Continuo a credere che sarebbe stato giusto, ma comprendo e apprezzo il tuo punto di vista. "
"Grazie, Ivan. Ora andiamo a casa. Magari nei prossimi giorni andiamo a mangiare una pizza con i ragazzi, così mi faccio "perdonare" queste indecisioni.", conclude Michael Henry una volta arrivati sulla porta di casa.
"Non c'è niente da perdonare, amico mio. Ci sentiamo in settimana, e buona domenica. Anche se poi non mi hai raccontato cosa ha combinato quell'angioletto di Luca..."
"Angioletto ? un piccolo teppista vorrai dire, ma la lezione di oggi spero sia servita: ti basti dire che ha mentito e rubato, e questo basta."
"Luca ? Non ci posso credere!"
"Credimi. dal mio studio. Non è un problema di quanto, ma del fatto che ha preso dei soldi senza dirlo, quando non glieli ho mai negati, e ha mentito per coprirsi, e questo mi ha fatto imbestialire. L'ho sculacciato abbondantemente, e spero davvero abbia capito."
"Una bella domenica, non c'è che dire!"
"Lasciamo stare. Via, andiamo. Anche te devi finire..."
"Eh si..."
Con questo scambio i due adulti si salutano, e Laurent e suo padre si avviano verso la macchina.
E così Laurent e il padre sono di nuovo in macchina, diretti a casa. Sono ancora in silenzio, come all'andata, ma l'atmosfera è più tranquilla. Laurent sa che a casa lo attende lo stesso la punizione, ma è prontissimo ad accettarla, perché ora è ancora più sicuro non solo dell'affetto del padre, ma anche delle sue ragioni. Si potrebbe quasi dire che non vede l'ora di subire la punizione per poter chiudere definitivamente la vicenda e ricominciare.
Non gli hanno dato fastidio, anzi, neanche gli accenni al fratello: si rende conto che il padre ha ragione, Luca gli è sempre stato vicino dopo ogni sculacciata subita, così come lui è stato vicino a Luca; e si rende altrettanto conto che non accetterebbe mai nessun altro presente, e sa che suo fratello la pensa allo stesso modo. Non vedo l'ora, pensa Laurent, di rivederlo, e dopo gli farò anche vedere i segni, e lui mi darà una pacca sulla spalla e mi dirà che sono stato bravo, lo so, perché non ho intenzione di fiatare mentre papà me le suona!
"Laurent, siamo arrivati, scendi" è il brusco richiamo del padre alla realtà, e le farfalle tornano a volare nello stomaco di Laurent...
"Adesso ci togliamo il pensiero, perché 'sta storia è veramente durata troppo."
"Si papà, hai ragione. Anch'io voglio finirla, andiamo in camera e dammi quello che mi sono meritato, e poi mangiamo e ti assicuro che prima di ubriacarmi di nuovo passerà del tempo..."
Michael Henry passa la mano sulla testa del figlio, mentre entrano in casa, e si dirigono insieme verso camera dei ragazzi.
Luca è lì che gioca alla playstation, vestito e lavato, e la camera è completamente in ordine come se fosse passato un battaglione di cameriere.
Li guarda con aria interrogativa, vede che il fratello ha pianto, e pensa che la punizione sia avvenuta fuori, ma non capisce il perché: comunque sia, vedere il suo "adorato" fratello maggiore con gli occhi rossi gli basta per corrergli incontro sorridendo e per chiedergli "Allora Laurent, le hai prese sode ?" ma lo sguardo di Luca smentisce il tono caustico e ironico della domanda, ha in realtà chiesto al fratello "come stai, ti ha fatto male, vuoi che ti aiuti ?"
"Luca, Laurent non è stato punito, lo farò ora. Quando abbiamo finito scendiamo, adesso vai di sotto e aspettaci in cucina. Metti su l'acqua per la pasta, accendi pure la tv e aspettaci. Ok ?"
"Si papà, va bene... ma dove siete stati ?"
"Dopo ti racconto tutto, tranquillo. Adesso vai. "
Luca, un po' recalcitrante, obbedisce. Dà un ultimo sguardo al fratello e si allontana, il padre chiude la porta.
"Volevi farlo rimanere, Laurent ?"
"No papà, meglio così. " e mentre dice questo, da solo, senza che gli venga ordinato, si sgancia i pantaloni, li abbassa fino alle caviglie e lo stesso fa con gli slip."
Il padre non perde tempo, visto che il figlio non vuole perderlo: si siede, lo prende per il braccio, lo sistema nella consueta posizione sulle ginocchia, alza la t-shirt e la felpa e, rapido come un temporale estivo inizia a sculacciare il figlio con la mano aperta, tenendolo fermo con l'altra mano; ma non ce ne sarebbe bisogno, perché Laurent si è aggrappato alla sponda del letto, si sforza di tenere le gambe ferme e di non emettere un suono, ma lo stato di tensione e il dolore sono evidenti da come contrae le spalle ad ogni colpo paterno, dal rossore del fondoschiena e della parte superiore delle cosce.
Dopo qualche minuto, ed almeno una cinquantina di colpi, in un silenzio rotto solo dallo "smack" dei colpi, mr. Henry si ferma ed aspetta che il figlio si rilassi un minuto.
"Laurent, dimmi se vuoi che facciamo una pausa o no. Ora c'è la parte più dura, e siccome è la prima volta che ti punisco così ti offro la possibilità di fermarti per qualche minuto."
Il ragazzo riflette, ora ha avuto la conferma che comunque le frustate le riceverà, e allora, pensa, tanto vale farla finita.
"No, papà, niente pausa. Andiamo avanti e finiamola, ti prego"
"Ok. Allora alzati, e stenditi sul letto a pancia sotto."
Laurent obbedisce, un po' spaventato, e lo sguardo che rivolge al padre mentre lo osserva sfilarsi la cintura dai pantaloni è eloquente.
Però, comunque sia, obbedisce e si posiziona come il padre gli ha richiesto.
Luca, nel frattempo, tende l'orecchio verso il piano di sopra. E' combattuto tra la curiosità sull'uscita del padre e di Laurent e il sincero dispiacere per il fratello. Ora tutto tace, poi, d'improvviso ode un rumore nuovo che non aveva mai sentito prima:
SLASH!
La prima frustata si è abbattuta sulle povere natiche di Laurent, seguita subito da un inequivocabile "Ah!".
Rapidamente come le sculacciate, Luca ascolta tutti e undici gli altri colpi abbattersi sul suo povero fratello, ed impallidisce. "Mai, mai, mai" giura a se stesso "mai farò qualcosa che spinga papà a darmele così!".
Trascorre qualche altro minuto, e Luca vede il padre che scende le scale, con in mano la cintura di cuoio. Spaventato, per un attimo il ragazzo pensa che il padre voglia picchiarlo ancora, e impallidisce. Mr. Henry si accorge di questo, e fa subito un gesto rassicurante con la mano.
"Luca, stai tranquillo, non intendo assolutamente farti niente! Come puoi aver paura di me ? "
"Sc....scusa pa...pà.... Ma ti ho visto d'improvviso così e ho avuto paura che tu mi volessi punire ancora..."
"No, Luca, no, assolutamente no. Tutt'altro. Quello che è successo oggi non deve risuccedere ancora, e anch'io devo fare la mia parte. Non voglio che tu mi guardi più in quel modo e non voglio rivedere e risentire di nuovo Laurent così disperato dopo una punizione. Appena scende raggiungimi con lui in giardino, c'è qualcosa che dovrete vedere."
"Si...si... ma Laurent come sta ?"
"Vai su da lui, vai, gli farà piacere".
Luca non se lo fa ripetere, e corre per le scale verso la loro camera.
Bussa, poi piano apre la porta, il fratello è ancora steso sul letto a pancia in giù, si è messo un paio di pantaloni di una tuta probabilmente perché più larghi e quindi meno fastidiosi per il suo povero sedere, ma la faccia dice tutto sul suo stato.
Luca gli si siede vicino, gli posa la mano sulla spalla in un gesto di solidarietà.
"Ehi big bro, come va ? "
"Ciccio" -risponde Laurent- "ti auguro di non prenderle MAI come le ho prese oggi io"
"Molto male ?"
"Guarda tu stesso!" e abbassa i pantaloni della tuta, scoprendo al fratello il proprio fondoschiena: rosso, tutto rosso, con qualche segno più marcato e più scuro, come un livido: effetto sicuramente delle frustate paterne.
"Cazzo Laurent! E' tutto rosso, completamente, e tu vedessi i segni!"
"Li ho visti nello specchio."
"Ma che è successo poi stamani, perché siete usciti ?"
"Siamo andati da Chris. Papà e il papà di Chris si erano parlati e messi d'accordo, ci volevano punire insieme. Chris era sconvolto, e io pure. Lui è stato il primo, suo padre gli ha tirato giù i calzoni ed ha iniziato a dargliele, con la mano, fortissime, e io guardavo e già piangevo, ma non per paura, lo sai che le ho sempre prese senza piangere, ma ero stravolto per prenderle così in un'altra casa... poi, a un certo punto, papà si alza e dice che ha cambiato idea, che torniamo a casa, che ho, che abbiamo diritto ad essere puniti con la privacy, insomma a casa nostra, che dobbiamo poter piangere e sfogarci... insomma gli sono corso incontro e l'ho abbracciato, e papà e il papà di chris si sono parlati e chiariti, siamo tornati a casa e qui ho preso, comunque, la ripassata che vedi... e ti assicuro che non tocco più alcol per un bel pezzo... ah e poi un'altra cosa che ha detto papà è che avevo diritto ad avere mio fratello vicino perché solo lui può vedere le mie punizioni, e viceversa. Insomma, scusami per oggi, ti ho aggredito e non era colpa tua."
"No Laurie, scusami te per la ginocchiata nelle palle, e scusami per quello che ho detto, non lo pensavo veramente."
Laurent si riveste e si alza, si abbraccia con Luca; i due ragazzi, camminando lentamente, scendono le scale per andare dal padre, che li aspetta in giardino.
"Ragazzi, venite qua, per favore" li chiama il padre, nella zona del barbecue.
"Laurent, hai raccontato a Luca la nostra mattinata ?"
"Si papà"
"Ascoltate, oggi per la prima e ultima volta ho usato la cinghia su uno di voi. Ammettiamo che Laurent se l'era meritata, ma io non ce la faccio a darvi una punizione di questo tipo, e sono convinto che l'utilizzo della frusta non è commisurato ai guai che potete combinare. Quindi oggi ci scambiamo una promessa: voi avete promesso di non rifare più quello che avete fatto ieri, e io prometto di non pensare mai più a punirvi di fronte ad estranei, e ad utilizzare la cinghia. La mano, la spazzola, e la forza del mio braccio destro dovranno essere sufficenti. Tutt'al più, in casi estremi, farò ricorso al battipanni che è nel ripostiglio. Ma frustate, mai più. Promesso."
E con queste parole, spruzza l'alcool sulla cintura che ha appena usato per la punizione di Laurent, poi con l'accendino le dà fuoco.
Laurent, Luca ed il loro padre assistono al "rogo" liberatorio, poi rientrano in casa. In cucina mr. Henry prepara il pranzo, i ragazzi apparecchiano, l'atmosfera è rilassata e finalmente, piacevole.
Dopo pranzo, le consuete attività domenicali: i ragazzi studiano, mr. Henry legge nello studio e scrive qualcosa.
Nel silenzio della casa, Luca si dirige verso il ripostiglio, apre pianissimo la porta, entra e scruta nel buio, finchè non localizza il battipanni appeso ad un gancio, dietro la porta. Lo soppesa, valutandone l'impatto, e formulando una preghiera muta "Fammi stare sempre lontano anche da questo!"
FINE
Tommi e Arles